Fathomfolk by Eliza Chan
My rating: 5 of 5 stars
Ringrazio Ne/oN Libri e NetGalley per avermi fornito l'ARC
la quarta stella per la coraggiosa (agghiacciante) scelta delle tematiche essendo questo un fantasy politico che parla (con eleganza) di razzismo, classismo, disuguaglianza, sfruttamento ed ecologia ( Frank Herbert dopo 59 anni sentiamo ancora l'eco del tuo Dune )
La quinta solo per alzare l'asticella, ingiustamente bassa
TRAMA:
in un mondo devastato da guerre, innalzamento delle acque e inquinamento le citta sottomarine del popolo degli abissi stanno morendo.
La popolazione marina è costretta ad intraprendere viaggi della speranza su navi che spesso non sono altro che bare galleggianti verso la semi sommersa città di Tiankawi.
Qui vivranno ai margini, legalmente privati dei loro poteri naturali, sfruttati e annichiliti da leggi repressive che porteranno alla scontata insorgenza di Brigate Estremiste con la loro spietata lotta armata.
Fino all'inevitabile rivoluzione... o all'accettazione dell'uguaglianza
ALCUNE CONSIDERAZIONI:
è stata una lettura sorprendente per questo ho letto varie opinioni prima di scrivere la mia.
Anche le recensioni sono state sorprendenti con una sequenza infinita di DNF e un conteggio bassissimo di stelline.
Sono 3 i presunti difetti che si ripetono maggiormente:
_1: già dall'inizio del libro si viene investisti da una quantità di nomi di milizie, cariche cittadine e di varie creature marine senza l'aiuto di descrizioni o glossari.
è poco piacevole ma è qualcosa che farà sorridere chiunque sia sopravvissuto alla Trilogia dello Sprawl di William Gibson e vi si può ovviare cercando su Google o avendo fiducia che l'autrice chiarirà in seguito...
o semplicemente guardando la copertina! (dove le più importanti creature son ben rappresentate) wtf 😁
_2: la caratterizzazione poco approfondita.
Personalmente ho letto questo romanzo ponendo il focus sulla città (come si è costretti a fare leggendo Perdido Street Station (New Crobuzon 1) il disgustoso capolavoro di China Miéville ) e scegliendone la società come protagonista.
(Cosa piuttosto facile con un worldbuilding del genere, limitato ma sfaccettato)
Con questa chiave di lettura i contorni sfumati delle voci narranti rientrano perfettamente nel contesto: al di là del singolo individuo ogni fazione ha la sua complessità
(E in nessun momento ho trovato sovrapponibili né somiglianti una giovane e ingenua idealista e una militare in carriera frustrata ma ancora appassionata)
Nella sinossi ho usato la parola "Brigate", l'ho fatto con cognizione, perchè ho conosciuto quello che negli anni 70 era un giovane provinciale appena arrivato in una metropoli italiana che si è ritrovato invischiato e radicalizzato dalle Brigate Rosse senza nemmeno capirlo fino a conseguenze tragiche.
Non ho apprezzato il fastidioso personaggio di Nami ma l'ho cmq trovato il più credibile
_3: il finale.
Vero punto dolente perchè non condivido, anzi, proprio non capisco come il finale possa inficiare l'intero romanzo!
Abbiamo davvero letto la stessa opera?
Dopo 450 pagine di denuncia sociale può esserci un solo finale: quello che ci dimostra, letteralmente , che ogni essere ha gli stessi diritti e la stessa intoccabile dignità perchè l'uguaglianza è universale
Lo consiglio, magari ad un pubblico adulto (nonostante i personaggi poco maturi) e magari non come lettura estiva da ombrellone
PS: Per non farsi mancare niente (e per chi è scontento delle caratterizzazioni) ci sono anche due ottime rappresentazioni di Manipolatori (da manuale) che mi faranno rabbrividire ancora per diverso tempo
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